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Campionato di calcio Serie A stagione 2023/2024 di Award & Oscar FFZ

Ultimo Aggiornamento: 28/05/2024 13:40
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Sassuolo, ora sono guai seri:
un autogol di Kumbulla spiana la strada al Genoa

Un rigore di Pinamonti illude gli emiliani, che poi vengono raggiunti
da una rete di Badelj e dalla clamorosa autorete del difensore neroverde:
decisivo lo scontro diretto col Cagliari di domenica prossima


Filippo Grimaldi


Ahi, Sassuolo, l’effetto-Inter è svanito in fretta. Ora è dura per davvero sulla strada di una salvezza che si fa sempre più impervia per la squadra di Ballardini: cade al Ferraris (2-1 il finale), resta penultimo e a due gare dalla fine attende con ansia il risultato di domani dell’Udinese a Lecce. Il Genoa non finisce di stupire: va sotto nel primo tempo (rigore dell’ex Pinamonti concesso per un contatto De Winter-Laurienté), ma poi si rianima nella ripresa e ribalta la squadra di Ballardini con il pari di Badelj (il capitano non segnava da un anno) e la sciagurata autorete di Kumbulla.

POCO FURORE — Più Sassuolo che Genoa nel primo tempo. Ballardini difende a cinque (Toljan e Doig pensano soprattutto a proteggere le corsie esterne), ma proprio un atteggiamento tattico così ordinato non concede spazi a un Genoa che fatica in fase di conclusione. L’unica occasione per la squadra di Gilardino sino a metà gara, il gol di Thorsby (6’) dopo un pasticcio Henrique-Consigli, inizialmente convalidato da Mariani, viene annullato per un fallo di mano del norvegese dopo un check Var, con Marini che richiama il direttore gara al monitor. Ed è ancora lo stesso Marini che al 27’ interviene per un contatto in area genoana fra De Winter e Laurienté: l’attaccante impatta sul terreno al momento di calciare, ma da dietro De Winter lo sbilancia. Mariani, ancora una volta, si corregge in corsa e concede il rigore. Dal dischetto l’esecuzione di destro di Pinamonti è perfetta, ma il Genoa non c’è. Attacco rossoblù impalpabile, poche idee, squadra scarica. Laurienté, sempre lui, impegna Martinez su punizione, poi tocca ai rossoblù reclamare un rigore per un contatto con Obiang.

RIBALTATO — Serve una scossa e Gilardino prova a rivoluzionare la sua squadra dopo l’intervallo. Dentro Ekuban e Spence, squadra che passa al 4-3-1-2, con Gud trequartista ed Ekuban al fianco di Retegui. Il Genoa prova ad accelerare e su angolo dalla sinistra Thorsby allunga per Badelj appostato sul secondo palo: Toljan è distratto, il capitano rossoblù fa centro: 1-1. Il pari dei padroni di casa toglie serenità al Sassuolo e il Genoa ne approfitta. Al 19’ ribalta il risultato: Gudmundsson conquista palla nella metà campo rossoblù, salta Obiang e la sua accelerazione lancia Ekuban a destra: cross in area, Retegui non ci arriva, ma Kumbulla in scivolata spedisce il pallone alle spalle di Consigli. Due a uno Genoa: e lì il Sassuolo finisce le energie, fisiche e mentali mentre Vasquez allo scadere sfiora il terzo gol. Alla vigilia Gilardino l’aveva chiesto: “Voglio una squadra responsabile”. Accontentato.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Savva e Pellegri entrano e ribaltano il Verona:
Toro, il sogno europeo è ancora vivo



Il diciottenne cipriota all'esordio in Serie A e il centravanti
rimontano l'Hellas, che era andato in vantaggio con Swiderski


Mario Pagliara

In una sola domenica si può fare il viaggio di andata e ritorno all’inferno. Poi, in sei minuti, si finisce a toccare il cielo con un dito. E’ il racconto della domenica del Toro che, da questo pomeriggio, è tornato fortemente in corsa per l’Europa: i granata sbancano 1-2 un caldissimo Bentegodi, ribaltando il momentaneo vantaggio di Swiderski con carattere, personalità e un cuore grande così più che con il gioco. Nel finale di ripresa il diciottenne Savva (al debutto in Serie A) e Pellegri (primo gol in campionato) firmano l’uno-due in quei sei minuti che spediscono il Toro a un punto dal Napoli ottavo (con la Fiorentina che deve recuperare la sfida di Bergamo). Dopo il triplice fischio, Henry è stato espulso. Per l’Hellas l’appuntamento con la salvezza è rimandato.

FURORE HELLAS — Sarà stato l’effetto provocato dall’anniversario (oggi) dello scudetto di Bagnoli dell’85, o la carica di un Bentegodi pienissimo, fatto sta che nel primo tempo il Verona di Baroni offre uno spettacolo di ritmo e di furore. Per almeno la prima mezzora, l’Hellas sorprende il Torino di Juric sul piano dell’intensità e dell’atletismo, con la pecca di non riuscire a trovare lo spunto per orientare la partita dalla propria parte. L’occasione più pericolosa dei gialloblu cade al venticinquesimo, quando Vojvoda in prima battuta e Lovato in copertura si perdono in area Noslin: sul colpo di testa è sicura la presa di Milinkovic. Baroni disegna i suoi con il 4-1-4-1, nel quale la pedina chiave è Dawidowicz posizionato da mediano a uomo su Samuele Ricci. Juric recupera all’ultimo minuto Zapata, regolarmente al centro dell’attacco, ma non Buongiorno, presente comunque in panchina. I granata sono con il 3-4-1-2, con Sanabria davanti a Zapata. Il Torino riesce, in qualche modo, comunque a contenere il pressing veronese e si affaccia nell’ultima parte del primo tempo dalle parti di Montipo’ con un colpo di testa di Zapata che non inquadra la porta.

LA FRITTATA DI TAMEZE — Nel secondo tempo, la ripartenza del Verona è nuovamente di impeto. Dopo appena un minuto, Milinkovic deve impegnarsi in un intervento ad alto coefficiente di difficoltà su un velenoso tiro a giro di Noslin. Le difficoltà del Toro sono confermate dall’occasione capitata a Lazovic (6’) che per una questione di centimetri non raccoglie di testa il cross di Bonazzoli a pochi passi da Milinkovic. Juric non aspetta oltre e corre ai ripari. Al 10’ fa addirittura tre cambi: Pellegri per Zapata, Linetty per Vojvoda, Lazaro per Rodriguez. Baroni risponde con Swiderski per Bonazzoli, Suslov per Lazovic, Silva per Magnani. Proprio Suslov ha la palla per sbloccare lo zero a zero un minuto dopo essere entrato (20’) ma il piattone è una mezza stecca all’altezza del dischetto. Il Toro sbanda e capitola quando arriva la frittata di Tameze al 21’: il francese consegna la palla da rimessa laterale direttamente a Serdar che si invola in area e consegna l’assist a Swiderski per il più facile dell’uno a zero. Sotto choc, il Toro rischia di prendere il secondo gol con il colpo di testa di Coppola (29’).

CUORE TORO — Nel momento di maggiore difficoltà, proprio quando sulla stagione dei granata sta per calare il sipario, emerge il cuore del Toro. D’improvviso arriva il lampo che riapre completamente i giochi: al 32’ il cross di Lazaro è perfetto, il colpo sotto porta del giovanissimo Savva, classe 2005 promosso dalla Primavera, è liberatorio: il trequartista cipriota riesce a segnare il suo primo gol alla sua prima partita in Serie A. Passano sei minuti, e ancora Lazaro innesca l’azione di attacco della squadra di Juric servendo Pellegri in area: il diagonale del centravanti genovese colpisce entrambi i pali e poi finisce in porta. E’ il suo primo gol stagionale, quello del ribaltamento: granata avanti 2-1. Le emozioni non finiscono mai, perché allo scadere viene annullato il 2-2 di Henry per uno spintone su Dellavalle. Il Toro vince una partita complicatissima.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Juve, Rabiot evita il tracollo con la Salernitana.
Poi ringrazia la Dea: Champions matematica

Contro una squadra già retrocessa, la Signora di Allegri gioca
un orribile primo tempo e va sotto per il gol di Pierozzi.
In serata l'Atalanta vince con la Roma e manda
i bianconeri nel massimo torneo europeo


Filippo Cornacchia


Un colpo in spaccata di Adrien Rabiot al 91' evita alla Juventus una figuraccia storica contro la Salernitana già retrocessa e avvicina i bianconeri al ritorno in Champions, che può diventare ufficiale già stasera in caso di mancata vittoria della Roma nello scontro diretto contro l’Atalanta. Alla fine all’Allianz Stadium finisce 1-1, ma quanti rischi per la Signora dai primi minuti fino al recupero, quando Basic fallisce il tiro del possibile 2-1. Prosegue la pareggite della Juve, terza in classifica a pari punti con il Bologna e mercoledì attesa dalla finale di Coppa Italia contro l’Atalanta. Applausi per i campani, che vanno a un passo da una impresa da sogno spinti da un grande spirito e da un pizzico di buona sorte in occasione delle traverse di Vlahovic e Miretti.

PIEROZZI GOL — Allegri parte con Kean in coppia con Vlahovic, mentre Colantuono si affida a Tchaouna e Vignato a rimorchio di Ikwuemesi. I bianconeri sembrano voler chiudere partita e pratica Champions già nei primi minuti. Ma la traversa di Vlahovic (8’ p.t.) è soltanto un’illusione perché da quel momento la Juventus si spegne e la Salernitana guadagna metri, campo e coraggio, dimostrandosi superiore nei duelli e nel gioco. L’atteggiamento propositivo della squadra di Colantuono, già aritmeticamente retrocessa in Serie B, viene premiato poco prima dalla mezzora. La fotografia del primo tempo della squadra di Allegri è il calcio d’angolo che porta in vantaggio i campani. Pierozzi incorna di testa (primo gol in Serie A) anticipando uno svagato Rabiot e anche grazie a uno Szczesny tutt’altro che insuperabile. Il vantaggio non ferma la Salernitana che va vicinissima al raddoppio. Prima una punizione di Sambia mette i brividi a Szczesny e poi Ikwuemesi, armato dalla splendida ripartenza di Tchaouna, sbaglia lo stop e davanti al portiere polacco si mangia quello che sarebbe stato un 2-0 tanto clamoroso quanto meritato. La reazione della Juventus, nervosa (ammoniti Vlahovic e Rabiot in meno di mezzora) e imprecisa, è limitata a due conclusioni dalla distanza di Bremer e Cambiaso (l’ex genoano scheggia il palo).

PARI RABIOT — La Juventus rientra negli spogliatoi tra i fischi di tutto l’Allianz Stadium. Allegri rivoluziona la squadra nell’intervallo. Subito tre cambi: fuori Kean, Kostic e McKennie, dentro Chiesa, Iling Jr e Miretti. I bianconeri, complice anche la stanchezza della Salernitana che si compatta dietro, prendono in mano la partita e iniziano ad assaltare la porta di Fiorillo. Predominio sì, ma poca lucidità. Così in venti minuti l’unica occasione nitida viene architettata da un grande sprint di Chiesa, però non concretizzato da Vlahovic: il serbo sbaglia la mira (minuto 14’ s.t). Tutti motivi che spingono Allegri a giocarsi il tutto per tutto nel finale con Yildiz e Milik (al posto di Vlahovic). Il turco è vivace e il polacco, subito in palla, impegna Fiorillo. Ma il più pericoloso è Miretti, che al termine di una grande giocata personale viene fermato soltanto dalla traversa. Ci pensa Rabiot, sugli sviluppi di un corner, a trovare il gol del pareggio al 91’. Partita finita? Negli ultimi secondi c’è tempo per il brivido di Basic, che da buona posizione spreca il possibile 2-1 per la Salernitana.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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L'Atalanta è uno spettacolo:
doppietta di Cdk e Roma ko.
La Dea "vede" la Champions



Partita dominata per un'ora dai nerazzurri, che dopo il 2-0 sfiorano ripetutamente il tris
prima del rigore di Pellegrini al 66' che riapre il match e li costringe a soffrire nel finale


Matteo Brega

L’Atalanta batte 2-1 la Roma grazie alla doppietta di De Ketelaere (inutile il rigore di Pellegrini) e rafforza il quinto posto che vale un posto in Champions.

DOMINIO ATALANTA — Gasperini recupera Toloi in panchina dove fa accomodare anche Scalvini. In difesa ci va De Roon, lasciando Pasalic al fianco di Ederson in mezzo al campo. Davanti Scamacca, che sarà squalificato mercoledì nella finale di Coppa Italia. De Rossi sceglie Kristensen e non Celik in difesa, per il resto tutto come previsto con Baldanzi e Lukaku che di base sono le punte in un 3-5-1-1 molto mobile. Parte forte l’Atalanta che nel giro di pochi secondi sfiora due volte il gol. Prima con una potenziale autorete di Pellegrini su cui sbatte un corner bergamasco, bravo poi Svilar dopo la respinta a dire no anche a Scamacca. Dal corner seguente è Djimsiti di testa mancare il gol di poco. Gara molto tattica, con aggiustamenti continui come l’allargamento di Koopmeiners a sinistra per coprire meglio l’ampiezza visti gli esterni giallorossi (Kristensen e Angelino) alti. Al 18’ l’Atalanta passa con De Ketelaere: il belga disegna un taglio dal centro a sinistra (servizio di Scamacca) che lascia indietro Mancini, controlla, rientra sul destro e fulmina Svilar. Al 20’ il raddoppio, ancora spettacolare la giocata. Scamacca triangola con Koopmeiners che arriva sul fondo e crossa all’indietro ancora per De Ketelaere che a porta vuota raddoppia (sbagliano Mancini e Kristensen). Gasperini applaude e sorride, De Rossi mani in tasca e testa bassa, pensa. Dea avanti 2-0 dopo 20’. Al 30’ Guida ferma la gara per l’esplosione di un “petardone” lanciato dal settore ospiti dentro al campo. La risposta della curva atalantina è lo sfottò “Ce ne andiamo a Dublino” con riferimento all’atto conclusivo dell’Europa League centrato dall’Atalanta e mancato dalla Roma. De Ketelaere al 37’ va vicino alla tripletta. Recupera palla sulla pressione a Ndicka, va in profondità dove lo serve Scamacca, Cdk controlla e calcia di sinistro, palla fuori di poco. Passa un minuto e il belga salta Ndicka con una facilità preoccupante per De Rossi e da posizione defilata calcia colpendo il palo. E’ pressione Atalanta: minuto 38’, cross dalla sinistra, Hateboer di testa obbliga Svilar a una grande parata. Al 44’ altro palo, questa volta di Koopmeiners su punizione dal limite. E prima dell’intervallo è Pasalic a sfiorare il 3-0: lancio di De Roon per Scamacca che controlla e scarica per Cdk, il belga vede il buco per il croato che si infila con il tempismo perfetto e di sinistro a giro sfiora il palo lungo. Finisce 2-0 il primo tempo, ma è stato dominio Atalanta. Totale.

SPERANZA GIALLOROSSA — Si riparte con due novità in casa Roma: dentro Abraham e Bove per Baldanzi e Paredes. Dopo 7’ un tacco illuminante di Scamacca per Ederson viene sprecato dal brasiliano che invece di infilarsi in area calcia debole. Pochi secondi e Scamacca scaraventa un destro bellissimo dal limite di poco fuori. Al 10’ (quindi dopo 55’) il primo tiro in porta della Roma con Bove, un destro innocuo per Carnesecchi. Dopo 12’ triplo cambio in casa Atalanta: dentro Touré, Zappacosta e Lookman per Scamacca, De Ketelaere (applauditissimo) e Ruggeri. Al 14’ giallo pesante per Koopmeiners che era diffidato e salterà la trasferta di Lecce. Lookman dal limite sfiora subito il gol con un destro dal limite servito da Touré. E’ un’onda nerazzurra: De Roon anticipa Pellegrini, riparte da solo e calcia di poco fuori una volta giunto al limite. Al 18’ Svilar toglie la gioia del gol a Pasalic: Djimsiti irrompe con un anticipo secco, la palla arriva al croato che scambia con Lookman in area e calcia di prima con il portiere che ha un riflesso super. Dal corner successivo De Roon calcia al volo fuori non di molto. E’ estasi al Gewiss Stadium, dominio totale della Dea che aggredisce e spreca troppo. Al 19’ De Roon entra in scivolata su Abraham che prima calcia e poi viene colpito dal centrocampista nerazzurro. Per Guida è rigore che il Var conferma. Sul dischetto Pellegrini che segna e riapre la partita. Gasperini polemizza platealmente per la decisione di Guida e viene ammonito. Atmosfera caldissima, partita riaperta nonostante il dominio atalantino. Al 30’ dentro Scalvini per Pasalic con De Roon che torna in mediana. Due minuti e Pellegrini sfiora il gol del pareggio con un destro dal limite su cross dalla sinistra: Carnesecchi respinge. Al 38’ Lukaku di sinistro impegna a terra Carnesecchi. Segnali timidi ma costanti di una piccola crescita giallorossa. Fuori Cristante e Kristensen per Joao Costa e Azmoun: De Rossi tenta l’assalto finale per il pareggio. Al 42’ torna a farsi rivedere l’Atalanta prima con Ederson (parata di Svilar) e poi con Lookman (alto). Gasperini toglie Ederson e mette Miranchuk abbassando Koopmeiners davanti alla difesa. Al 44’ proprio l’olandese calcia dal limite mandando fuori di poco. Un minuto dopo è Miranchuk a buttare un’altra occasione con un sinistro di poco largo. Al 3’ di recupero Koop recupera palla su Pellegrini, consegna a Lookman che crossa per l’olandese il quale spara alto a porta vuota. Finisce 2-1 per l’Atalanta che rafforza il quinto posto e può pensare serenamente alla finale di Coppa Italia di mercoledì contro la Juventus. Stop pesante per la Roma invece, soprattutto per i contenuti, poveri per 70’ e più.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Scatto Udinese: vince a Lecce coi gol di Lucca e Samardzic.
Prima gioia per Cannavaro

In Puglia al tecnico campano bastano due guizzi per provare
ad allontanare lo spettro della retrocessione:
prima il colpo di testa del centravanti italiano, poi un gol del serbo nel finale


Francesco Velluzzi


Nella trentaseiesima giornata in cui tutte le squadre che lottano per salvarsi cadono malamente, l’unica che piglia i punti, e che punti, è l’Udinese che passa a Lecce (0-2) con un gol per tempo (Lucca e Samardzic) e rivede la luce. La squadra di Fabio Cannavaro compie un balzo enorme issandosi a quota 33 insieme al Cagliari e scavalcando Empoli e Frosinone, rimaste a 32, che ora tremano forte. Domenica l’Udinese riceverà l’Empoli: dovesse batterlo sarebbe salva. E darebbe una grande chance al Frosinone che ospiterà i friulani all’ultima. Incredibile. Ma i bianconeri, accompagnati per l’occasione addirittura da Gino Pozzo, hanno approfittato di un Lecce che ha avuto solo un ottimo avvio e qualche sussulto a metà della ripresa, ma non ha mai realmente accelerato. E’ la prima sconfitta interna di Luca Gotti (che proprio a Udine diventò capo allenatore) che è partito con i suoi uomini migliori, ha inserito gli altri, ma si è arreso pure lui al clima di festa calato sul Via del Mare. A fine partita la Nord ha chiuso con “grazie ragazzi” ai giallorossi che sono andati a salutare. Mentre lo spicchio dei 245 friulani ha sventolato le bandiere davanti ai bianconeri, ricaricati dalla cura Cannavaro: 5 punti in tre partite più lo spicchio del recupero contro la Roma.

IL PRE — Al Via del Mare in una splendida giornata senza il vento che qui non manca praticamente mai la musica rimbomba dalle 17.30. Anche troppo forte. Il menu del pre partita è ricco. Oggi tocca alla Croce Rossa Italiana nella giornata internazionale dedicata. Saverio Sticchi Damiani consegna una maglia celebrativa al presidente della Croce Rossa di Lecce Antonio Zecca. Prima del via passerella per le Woman, dalla prima squadra al settore giovanile con giro di campo.

IN CAMPO — Il Lecce, come Gotti aveva annunciato, manda in campo la formazione migliore. C’è Rafia e non Oudin ad agire da disturbatore per la costruzione dell’Udinese e da trequartista in fase di possesso. Insomma, una sorta di bimodulo. Cioè 4-2-3-1 in attacco, 4-4-1-1 in difesa. L’Udinese, invece, torna all’antico col vecchio caro 3-5-2 con gli esterni bassi. Davanti con Lucca c’è Success premiato dopo il gol al Napoli. Samardzic fa la mezzala destra, Payero la mezzala sinistra. Il Lecce parte decisamente più aggressivo e la difesa dell’Udinese si salva come può, respingendo in angolo. Il primo giallo al18’ Massa lo rifila a Blin, ma la punizione di Samardzic è deviata in angolo da un difensore. L’Udinese, dopo aver cominciato senza mordere come dovrebbe, prende le misure e galoppa. I tiri di Success e Nehuen Perez non sono particolarmente precisi. Ma al 36’ i friulani legittimano il dominio e passano: Ehizibue serve Payero che da destra pennella per la testa di Lucca che brucia Baschirotto e infila Falcone: 0-1. Ottavo gol in campionato per il gigante di Moncalieri. Che ci riprova al 40’ con minor fortuna. L’Udinese va a protezione del fortino, ma Kristensen rischia due volte di combinarla grossa. Per sua fortuna i compagni rimediano.

SECONDO TEMPO — Si riparte senza cambi, ma Gotti li fa dopo 11 minuti: dentro il talismano Pierotti e il giovane Berisha che al tecnico piace tanto per Rafia (decisamente sottotono) e Blin. La partita diventa un po’ tesa con i falli di Dorgu e Payero, ammoniti. Il Lecce cresce un po’ e una serpentina di Pongracic con bel tiro finisce fuori di pochissimo. Cannavaro capisce che serve energia e rivoluziona l’attacco dopo 22’. Spazio a Davis e anche a Pereyra che non è al top. Fuori Lucca e Success che hanno fatto bene, ma hanno dato tutto. Gotti cambia ancora cercando qualità e inserimenti con Oudin e Gonzalez, ma chi si prende la scena è il solito argentino Pierotti che calcia a giro ma trova una super risposta di Okoye. L’Udinese deve reggere ancora un bel po’ e allora ecco Ebosele, che ha gamba, per Ehizibue. Il Lecce prova ancora a spingere con Gallo. La difesa dell’Udinese respinge tutto, Walace è monumentale, finché un pallone ben intercettato da Ebosele non finisce a Samardzic che serve Davis, bravissimo a pescare il Tucu che crossa per lui: colpo di testa dell’ inglese che salta su Baschirotto smanaccia Falcone, Samardzic è ben appostato e la sua stoccata vincente. Al 40 ‘ è 0-2. E al Via del Mare c’è spazio solo per i cori della Nord.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Fiorentina, rimonta contro il Monza:
Gonzalez e Arthur rispondono a Djuric

Con i tre punti di stasera la squadra
di Italiano si riporta all'ottavo posto,
con due punti di vantaggio sul Napoli



La testa sarà anche alla finale di Conference (29 maggio), ma la Fiorentina riesce a rimanere concentrata anche sul campionato. Ribaltando 2-1 il Monza, la Viola supera il Napoli (che incontrerà venerdì al Franchi) e si aggrappa all’ottavo posto che garantisce a prescindere un posto in Europa. Ci pensano Nico Gonzalez nel primo tempo e Arthur nella ripresa a piegare la squadra di Palladino, che era passata in vantaggio con il solito Djuric, la cui rete stavolta è inutile. Il Monza ha da tempo una classifica tranquilla e in questo periodo ha un po’ rallentato: la vittoria manca da quasi due mesi (con il Cagliari in casa) e nelle ultime sette partite ha fatto solo tre punti. Dall’altra parte la Fiorentina riscatta la sconfitta di Verona con una buona prova: i tre punti, tutto sommato, sono meritati e di buon auspicio per il futuro.

BOTTA E RISPOSTA — Italiano parte con il consueto 4-2-3-1 con Martinez Quarta in difesa, Mandragora e Arthur a centrocampo e Nzola davanti. Dall’altra parte stesso schieramento per Palladino che mette Bondo in mezzo e Colpani a destra, con Djuric unica punta. La Viola parte forte e ci prova con Nico Gonzalez su cui fa buona guardia Di Gregorio. Ma alla prima azione importante, al 9’, è il Monza a passare in vantaggio: cross dalla destra di Dany Mota sulla testa di Djuric che sovrasta Quarta e mette la palla all’angolino. Il vantaggio dà fiducia al Monza che controlla senza grandi problemi il possesso palla della squadra di Italiano, chiudendo bene le fasce. La squadra di Italiano ci prova così per vie interne: Nico Gonzalez al 27’ lancia Nzola che ha una grande occasione, ma da solo davanti a Di Gregorio si allarga troppo nel tentativo di saltarlo. Poco dopo è Castrovilli dalla sinistra ad avere una buona chance, ma è bravo Pablo Marì a salvare nell’area piccola. E’ il preludio al gol del pareggio (al 32’) di Nico Gonzalez, che di testa infila Di Gregorio dopo un cross perfetto dalla destra di Barak. L’argentino è scatenato e dopo un coast to coast spettacolare viene murato da Di Gregorio. La Fiorentina spinge ancora: Nzola sulla destra è ancora chiuso dal portiere del Monza, poi Quarta da due passi (ancora assist di Barak) manda il pallone di poco alto.

CI PENSA ARTHUR — Nella ripresa il canovaccio non cambia. I padroni di casa fanno possesso palla, gli ospiti provano a ripartire appena possono. La Fiorentina fatica ad arrivare al tiro, così Italiano al 60’ cambia il centravanti: dentro Kouame, fuori l’evanescente Nzola. Qualcosa si muove. Poco dopo è Castrovilli ad avere una buona chance, ma Di Gregorio è ancora bravo a dire di no. Al 78’ l’episodio decisivo: grande sgroppata di Arthur, conclusione da fuori che finisce a fil di palo. Da lì in avanti, dopo la girandola di cambi, la Fiorentina gestisce fino all’ultimo dei quattro minuti di recupero, senza mai tremare.

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SERIE A 2023/2024 36ª Giornata (17ª di Ritorno)

10/05/2024
Frosinone - Inter 0-5
11/05/2024
Napoli - Bologna 0-2
Milan - Cagliari 5-1
12/05/2024
Lazio - Empoli 2-0
Genoa - Sassuolo 2-1
Verona - Torino 1-2
Juventus - Salernitana 1-1
Atalanta - Roma 2-1
06/05/2024
Lecce - Udinese 0-2
Fiorentina - Monza 2-1

Classifica
1) Inter punti 92;
2) Milan punti 74;
3) Bologna e Juventus punti 67;
5) Atalanta(*) punti 63;
6) Roma punti 60;
7) Lazio punti 59;
8) Fiorentina(*) punti 53;
9) Napoli punti 51;
10) Torino punti 50;
11) Genoa punti 46;
12) Monza punti 45;
13) Lecce punti 37;
14) Verona punti 34;
15) Udinese e Cagliari punti 33;
17) Frosinone e Empoli punti 32;
19) Sassuolo punti 29;
20) Salernitana punti 16.

(gazzetta.it)

NOTE
Inter Campione d'Italia (con 5 giornate di anticipo) e seconda stella con lo
scudetto n° 20, questo il primo verdetto della stagione 2023/2024.
Salernitana matematicamente retrocessa in Serie B con 4 giornate di anticipo.
Matematicamente nella prossima Champions League, dopo Inter e Milan, anche Bologna e Juventus.
Lecce aritmeticamente salvo.
(*) Una partita in meno
Il recupero Atalanta - Fiorentina è stato fissato al 2 giugno.
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Massimiliano Allegri è stato formalmente esonerato dalla Juventus dopo la sfuriata all'Olimpico di Roma nei minuti finali della finale, poi vinta dai bianconeri a spese dell'Atalanta, di Coppa Italia lo scorso 15 maggio. Nel laconico e freddo comunicato societario non è stato digerito il comportamento dell'allenatore (già nel mirino del D.S. Giuntoli) verso il designatore arbitrale Rocchi, stampa, fotografi e soprattutto verso la stessa dirigenza bianconera. Un comportamento molto sopra le righe valutato dalla Juventus non nello stile della società calcistica (già, dopo la retrocessione del 2006 e le penalizzazioni fino alla scorsa, surreale, stagione 2022/2023). Allegri, oltretutto squalificato per due turni, lascerà la guida della panchina bianconera per le due ultime due giornate di campionato a Montero, il traghettatore in attesa della decisione del club per il nome del prossimo allenatore che dovrebbe essere l'attuale allenatore del Bologna Thiago Motta. Proprio la sfida col Bologna sarà il prossimo impegno in campionato della Juventus neo regina di Coppa Italia.
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Quattro gol e un punto a testa:
Fiorentina ottava. Napoli, Europa ancora possibile



La squadra di Calzona passa con Rrahmani, viene ribaltata prima
dell'intervallo dalla splendida punizione di Biraghi e dalla prodezza di Nzola.
Nella ripresa, strepitoso pari di Kvara e palo di Politano


Matteo Pierelli

Un pareggio che serve a poco a entrambe ma che se non altro fa un po’ di morale. Il 2-2 del Franchi permette alla Fiorentina di conservare l’ottavo posto che varrebbe comunque l’Europa la prossima stagione, a prescindere dal risultato della finale di Conference di mercoledì 29 maggio contro l’Olympiacos, che in caso di trionfo la farebbe salire in Europa League. Il Napoli, invece, non trova ancora la via della vittoria (che ormai manca da sei partite, ultimo pieno a Monza il 7 aprile), ma riesce quantomeno a non perdere una partita che a un certo punto – a fine primo tempo - si era messa male. Dopo il vantaggio di Rrahmani, la squadra di Calzona si abbassa troppo e prende due gol in pochi minuti da Biraghi e Nzola. E per rimediare almeno un pareggio ci vuole, nella ripresa, una magia di Kvara su punizione.

RIBALTONE — Davanti agli occhi di Luciano Spalletti, Italiano, molto probabilmente all’ultima partita al Franchi sulla panchina Viola, parte con Nzola unica punta, alle sue spalle Beltran, ai lati Nico Gonzalez e Kouame. Il Napoli invece deve rinunciare a Di Lorenzo, colpito dalla gastroenterite. In campo Simeone al posto di Raspadori mentre dietro Ostigard è preferito a Juan Jesus. Dopo otto minuti il Napoli è già in vantaggio: calcio d’angolo di Politano, colpo di testa di Rrahmani che sovrasta Martinez Quarta e palla all’angolino dove Terracciano non può arrivare. Fiorentina bloccata e Napoli che invece va avanti sull’abbrivio: Kvaratskhelia ci prova due volte e mette paura a Terracciano. Da lì in avanti, però, il buio. Nella seconda metà del primo i Viola cercano di accentuare la pressione. Beltran sulla destra crea un paio di occasioni, ma Meret fa sempre buona guardia. Ma la Fiorentina ormai è lanciata e al 40’ pareggia: da un fallo di mano di Lobotka nasce una punizione dal limite che Biraghi mette all’incrocio dei pali. Passano solo due minuti, altro errore della squadra di Calzona in uscita con Politano che consegna la palla a Nzola che in diagonale supera Meret.

MAGIA KVARA — Nella ripresa la squadra di Italiano continua a fare la partita, mentre il Napoli accenna a qualche iniziativa sulla destra con Mazzocchi: un suo cross non è sfruttato al meglio da Cajuste. Poco dopo, al 57’, arriva un altro capolavoro su punizione e stavolta lo firma Kvaratskhelia. La partita è piacevole, con continui capovolgimenti e al 62’ è ancora il Napoli ad andare vicino al gol, ma il tiro di Politano si stampa sul palo a Terracciano battuto. Poco dopo è ancora Rrahmani ad andare vicino al gol: colpo di testa fuori di poco. Al 79’ intervento di Lobotka su Belotti, Marchetti concede il rigore, ma richiamato al monitor cambia la decisione. Nel finale, c’è spazio solo per il diagonale di Raspadori che fa venire i brividi ai tifosi Viola, ma il pareggio alla fine è giusto.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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De Ketelaere e Scamacca in gol:
l'Atalanta vince a Lecce e si qualifica per la Champions



Dopo un primo tempo equilibrato, gli ospiti passano due volte
a inizio ripresa sul campo dei salentini già salvi.
Aritmetica la qualificazione.
È il modo migliore per prepararsi alla finale di
Europa League col Bayer Leverkusen a Dublino


Andrea Elefante

Al Via del Mare festeggiano tutti: l’Atalanta, con un 2-0 legittimo per superiorità di qualità e soprattutto motivazioni, la certezza di giocare in Champions per la quarta volta nella sua storia, e con due giornate di anticipo; il Lecce una salvezza già in tasca, ma da celebrare con una festa allo stadio e in città, con il corteo del pullman scoperto della squadra. Dopo un primo tempo faticoso, ma senza grossi pericoli, la squadra di Gasperini mette al sicuro la missione grazie a De Ketelaere e Scamacca, la sua coppia d’oro che ora si scalda in vista della finale di Europa League di mercoledì, a Dublino contro il Bayer Leverkusen.

LE SCELTE — Gotti, recuperando Piccoli al fianco di Krstovic, torna al 4-4-2, con la linea difensiva titolare: Gendrey e Gallo sulle fasce, Baschirotto e Pongracic la coppia centrale. A centrocampo sulla destra il tecnico sceglie Gonzalez per Almqvist, in mezzo c’è una chance da titolare per Berisha, al fianco di Ramadani, con Dorgu a sinistra. Gasperini va con il preannunciato turnover robustissimo: sono solo tre (Hien, Zappacosta e Pasalic) i reduci dalla finale di Coppa Italia persa mercoledì. Cambio anche in porta, con Musso - portiere di Europa League - tenuto "caldo" per Dublino e linea a tre inedita, con Toloi, Hien e Bonfanti, al debutto da titolare in campionato; a centrocampo Hateboer e Zappacosta sulle fasce, e al centro, assieme a Pasalic, viene avanzato Scalvini. Il tridente, con Miranchuk in posizione di trequartista, è completato da Scamacca e Touré, per la prima volta in coppia dall’inizio.

PRIMO TEMPO — Solo l’avvio è decisamente di marca Atalanta: per due volte Falcone salva il risultato, prima su Miranchuk - ma il tiro del russo è troppo debole - e poi, soprattutto, su Pasalic che è solo davanti a lui. Ma il Lecce reagisce presto mandando in porta per due volte l’ex Piccoli, che la prima volta è sorpreso e favorisce Musso, mentre la seconda si fa chiudere il palo dal portiere argentino. Sono i primi segnali di una certa instabilità nella fase difensiva dell’Atalanta, che il Lecce punta a punire con palloni che scavalcano il centrocampo per trovare la linea difensiva scoperta: Hien deve fare gli straordinari, il resto dipende dalle indecisioni nelle ultime scelte di Krstovic (murato da Bonfanti) e Dorgu, che nel finale di tempo segna l’1-0, sempre sull’ "uscita" della difesa nerazzurra, ma in fuorigioco. E l’Atalanta? Troppi errori in impostazione, in particolare di Miranchuk ma anche Scalvini e qualche palla persa pericolosa. Scamacca è controllato molto bene da Pongracic, che chiude e riparte, e vede la porta solo due volte, con un tiro centrale respinto in qualche modo da Falcone e un terra-aria di poco sopra la traversa, mentre Touré è limitato senza grandi problemi da Baschirotto. La chance migliore forse è quella di Zappacosta, che cerca la potenza e scheggia l'incrocio dei pali invece di piazzare con il destro con tutto lo specchio della porta libero da mirare.

RIPRESA — I cinque minuti fra il 3’ e l’8’ sono quelli dello scatto Dea, quelli che decidono la partita. Gasp ha scelto di giocarsi le carte Ederson e De Ketelaere ed è il belga, praticamente al primo pallone toccato, ad "aprire" la partita, grazie ad un colpo di genio di Scamacca, che inventa un assist di esterno destro, lanciandolo nella profondità all’uno contro uno vinto con Gallo e risolto con un pallonetto. Tempo cinque minuti e su corner battuto da Miranchuk - la cosa migliore della sua partita - Scamacca fa 2-0 di testa, approfittando di un’uscita sbagliata di Falcone. Da quel momento l’Atalanta può giocare per governare la partita e Gasperini gestire con altri cambi le energie in vista di Dublino, arrivando in fondo alla partita con un solo vero brivido, un palo colpito su punizione di Piccoli, toccata da Musso. Ma si era ormai vicini al 90’ e l’Atalanta sentiva la Champions già in tasca.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Il Torino strapazza il Milan e scavalca il Napoli:
ora l'Europa è più vicina

Sfida senza storia e Toro che balza al nono posto:
granata superiori nel gioco e nell'approccio contro
un Diavolo privo di particolari stimoli.
Gol firmati da Zapata, Ilic, Rodriguez e Bennacer


Nicola Cecere


L’episodio che tinge di granata il match dell’arrivederci al Grande Torino porta la firma di Duvan Zapata, e chi se no...? Il centravanti colombiano stacca in mezzo all’area sul morbido cross di Rodriguez e spedisce di testa alle spalle di Sportiello. Ecco, Toro-Milan, a metà del primo tempo (26’) , è stata sbloccata. Per la formazione di Juric comincia in quel momento una sorta di conto alla rovescia per il viaggio in Europa. Il primo step prevedeva lo scavalcamento del Napoli, al nono posto. E Zapata, caricandosi la squadra sulle sue possenti spalle, ha cominciato a trascinarla laddove era fondamentale che arrivasse. Adesso c’è da evitare il controsorpasso dell’ultima giornata, ergo c’è un’altra big da superare, l’Atalanta, già sicura di giocare la prossima Champions. Ma il Toro non può comunque illudersi, espugnare Bergamo resta una impresa anche nel caso in cui la Dea mercoledì dovesse alzare al cielo la sua coppa europea . Lo 0-2 di San Siro rimediato contro un’Inter già scudettata sarà un monito per tutto l’ambiente granata.

INZUCCATA VINCENTE — Ma intanto è stato fondamentale superare con bella disinvoltura questo Milan-2. E a dare la necessaria tranquillità ci ha pensato Ilic al 40’: la sua inzuccata vincente sul suggerimento di Bellanova sembra una schiacciata di volley. Il centrocampista granata, libero da marcature, ha il tempo in piena area di prendere la mira e di indirizzare la sfera laddove Sportiello non può proprio arrivare. Il 2-0 all’intervallo vede il Toro imboccare gli spogliatoi in carrozza. Intanto il c.t. Luciano Spalletti, davanti alla tv, avrà annotato tre chiusure strepitose di uno scatenato Buongiorno e il settimo assist stagionale di Bellanova, di cui stavolta non ha beneficiato Zapata ma Ilic: un pallone preciso che plana giusto sulla fronte del serbo. Appena il gioco riprende un pallone catturato sulla trequarti offre a Rodriguez, ex di turno, la grande soddisfazione personale. Lo svizzero doma la sfera, fa un paio di passi e lascia partire un bolide mancino di collo-esterno che sbatte sul palo e carambola in rete: col 3-0 in cassaforte, il Toro ora può concedere il campo alla reazione d’orgoglio del Milan. Che arriva immediata. Pulisic fa tremare la traversa al 3’ con una cannonata dal limite, Jovic tira su Milinkovic in uscita al 5’ e Bennacer al 10’ trasforma il rigore concesso per ingenuo fallo di Masina sullo scatenato Pulisic, di gran lunga il più vivace dei suoi.

FASTIDIO MUSCOLARE — Sul 3-1 arrivano i primi cambi. Pioli ricorre a Leao e Florenzi mentre Juric concede la meritata passerella a capitan Rodriguez. Il Toro, prudentemente, cerca di narcotizzare l’incontro, lo spirito Milan invece rimane vivo. La squadra rossonera è stata seguita da un drappello della Sud anche in questa partita priva di motivazioni di classifica visto che il secondo posto non è attaccabile. I tifosi non hanno esposto striscioni né sventolato bandiere. Tutti vestiti di nero hanno fatto scena muta, incassando senza replicare qualche coro ostile della curva Primavera. Pioli al 74’ ha inserito Pobega (ex molto apprezzato dal pubblico granata) e Giroud, a sua volta Juric ha concesso il campo a Sanabria e Lazaro richiamando Pellegri e Bellanova, cinque minuti dopo Buongiorno è stato costretto ad abbandonare per il fastidio muscolare che lo ha tenuto in dubbio sino alla vigilia del match (dentro Lovato). Un infortunio che ha impedito a Juric di dare un premio (aveva già tolto la pettorina) al giovane Savva, l’eroe di Verona. Negli ultimi due turni il Toro ha realizzato cinque gol e portato a casa sei punti: la classica esplosione di primavera. Ma ora ci vuole il tris e poi bisognerà tifare per la Viola.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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19/05/2024 17:33
 
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Prati segna, Lapadula la chiude: il Cagliari è salvo!
Dopo 11 anni il Sassuolo torna in B



I tre punti regalano alla squadra di Ranieri la certezza aritmetica di restare in A.
Neroverdi retrocessi dopo il successo del Frosinone


Alex Frosio

Il Cagliari è salvo: il successo in casa del Sassuolo significa che Ranieri ce l’ha fatta ancora. Dopo aver riportati i sardi in Serie A, li ha condotti alla salvezza. Non ce l’ha fatta invece Ballardini: neroverdi condannati e retrocessi aritmeticamente dopo il successo del Frosinone. E' l’addio alla Serie A dopo 11 anni.

LA PARTITA — Ballardini presenta una formazione abbottonata, con cinque allineati in difesa, Racic a protezione, Pinamonti e Laurienté isolati in avanti: la prima preoccupazione del tecnico è resistere, anche se la necessità del Sassuolo è vincere. Più audace Ranieri, che allinea Nandez, Shomurodov e Gaetano alle spalle di Lapadula, e tiene avanti il baricentro. Già dopo 7 minuti, Lapadula sfugge a Tressoldi che poi lo tocca con il piede una volta superato: per Doveri non è rigore. Il Sassuolo perde presto Erlic: colpo alla schiena dopo un paio di minuti, fuori al 20’, dentro Kumbulla che va al centro con Tressoldi sul centrosinistra. Tra errori e paura, la partita non decolla. Al 25’ il primo brivido: cross di Missori da destra, Pinamonti in corsa di testa spedisce a lato di poco. Il Cagliari è più spigliato ma conclude poco: al 32’ cross di Zappa, testa di Shomurodov alta, al 37’ rilancio di Dossena per Lapadula che va con il diagonale di prima, appena troppo largo. Al 43’ ancora Cagliari: Gaetano raccoglie al limite e serve Shomurodov, stop e destro ma conclusione ancora alta. Zero tiri in porta alla fine del primo tempo.

RIPRESA — La ripresa inizia con un cambio per parte: Ballardini mette Defrel per Missori e passa al 4-2-3-1 per cercare di aumentare la produzione offensiva, Ranieri inserisce la verve di Luvumbo per Shomurodov e sposta Gaetano sulla trequarti. Luvumbo anima subito la sinistra con un paio di sgasate, Ferrari deve fermarlo al tiro dopo un’incursione al 5’. Al 14’ il primo tiro in porta: Lapadula appoggia per Zappa, destro rasoterra bloccato da Consigli. Nel frattempo il Sassuolo ha perso per ko anche Racic (dentro Boloca, con Obiang per Thorstvedt), e al 17’ Ballardini ha già esaurito gli slot perché cambia Tressoldi con Pedersen. Ma non cambia il Sassuolo. Incapace di arrivare dalle parti di Scuffet. Ci prova solo Pinamonti in avvitamento al 21’, pallone largo. Viola e Prati danno energie fresche al Cagliari. E proprio l’azzurrino diventa l’uomo del destino: al 26’, da punizione laterale, Lapadula in area batte a rete, Obiang respinge, Dossena lavora, difende palla e la serve a Prati che con il sinistro infila. Proprio sotto la curva dei 3400 tifosi sardi presenti a Reggio Emilia. Il centrocampista si attarda con Mina lì sotto, la reazione del Sassuolo è una pacca sulla spalla di Defrel a Prati: indicativo dello spirito che (non) anima i neroverdi. La reazione non c’è. Il Cagliari è padrone, al 42’ sfiora il raddoppio con Sulemana (destro di poco a lato) su insistita azione del poderoso Nandez. Il centrocampista si dispera, ma il Sassuolo non fa paura. E al 91’ arriva sì, il 2-0. Kumbulla si addormenta e stende Lapadula, che poi trasforma dal dischetto. Henrique si fa espellere poco dopo per proteste, la palla non torna più nella metà campo del Cagliari. Che finisce in festa: Ranieri viene portato in trionfo sotto la curva. Sull’altro lato, invece, neroverdi alla sbarra della curva: condannati.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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19/05/2024 17:36
 
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Scatto salvezza Frosinone,
per il Monza una sconfitta indolore

Già salvi i brianzoli, la squadra di Di Francesco conquista
la prima vittoria esterna, preziosa in vista del rush finale


Matteo Brega


Il Frosinone vince 1-0 a Monza grazie al gol di Cheddira e avrà il destino nelle proprie mani nell’ultimo turno in casa contro l’Udinese. Con un pareggio o una vittoria sarà salvo.

FROSINONE VA — Ultima gara casalinga della stagione per il Monza e, chissà, anche di Raffaele Palladino come allenatore dei brianzoli. Il tecnico perde Di Gregorio all’ultimo minuto per una contusione (nemmeno panchina per lui) e schiera Sorrentino in porta. Di Francesco ha bisogno di punti salvezza: non rinuncia al talento di Soulè che appoggia Cheddira. “Raffaele, Michele e Andrea: chi per la maglia ha lottato non verrà mai dimenticato”. La Curva Pieri, anima del tifo monzese, sembra già dare per scontato le partenze di Palladino (a scadenza), Di Gregorio e Colpani. Partita viva fin dal principio. Al 3’ Colpani trova la testa di Djuric che manca lo specchio di poco. Al 7’, da corner, Okoli gira fuori da buona posizione. Al 9’ il Frosinone passa: cross di Harroui contenuto una volta da Izzo, ma non due, la palla arriva sul secondo palo dove Cheddira di testa si infila tra Pablo Marì e Kyriakopoulos e segna. Dopo il gol la partita cambia: Frosinone in giustificato controllo e Monza con il pallone tra i piedi senza ferire. La Curva Pieri canta per l’a.d. Adriano Galliani (“Uno di noi”) e lui ringrazia salutando in piedi. Al 26’ occasione colossale per la squadra di Di Francesco. Harroui si trova davanti a Sorrentino che è bravissimo a deviare in angolo il tiro a colpo sicuro dell’avversario. Il Frosinone è più pimpante del Monza. Arriva prima sui palloni e ne deriva una maggiore mole di occasioni in potenza. Quando i brianzoli palleggiano mollemente sulla trequarti, l’aggressione dei laziali è efficace. In una di queste, al 43’, Soulé arriva dalla parte opposta al limite e calcia con Sorrentino che blocca il tiro. La replica del Monza è un colpo di testa debole e centrale di Gagliardini. A 10 secondi dalla fine del primo tempo l’occasione migliore del Monza. Cross da sinistra di Mota Carvalho, Colpani dalla parte opposta colpisce il palo di testa. Finisce così il primo tempo, 1-0per il Frosinone.

GIOIA DI FRANCESCO — Si riparte con il triplo cambio del Monza: dentro Valentin Carboni, Zerbin e D’Ambrosio, fuori Bondo, Kyriakopoulos e Izzo. Ed è proprio uno dei dei nuovi entrati, D’Ambrosio a cercare il gol dopo 6’ da calcio d’angolo: di testa palla fuori. Dopo circa 3 minuti di sospensione per problemi tecnici di trasmissione tra gli arbitri, si riprende a giocare, ma al 18’ arriva la comunicazione che il Var non funziona. Il Frosinone vorrebbe chiudere la partita e nel giro di pochi secondi prima colpisce un palo con Soulé e poi Sorrentino respinge un tiro di Harroui. Al 21’ esce Mota Carvalho per Caprari. Zortea al 24’ ci prova dalla distanza, Sorrentino in due tempi blocca a terra. Al 24’ la comunicazione più attesa: il Var è stato ripristinato. Di Francesco inserisce Gelli per Harroui, ma il discorso tattico non cambia. Al 32’ Djuric ci prova di testa da corner, palla schiacciata troppo per diventare pericolosa. Nel finale dentro Pedro Pereira per Birindelli. Veloce ripartenza del Monza al 36’ per un’incomprensione difensiva del Frosinone, Valentin Carboni viene “portato” sul destro e quando calcia la palla finisce larga. Di Francesco sostituisce Barrenechea e Cheddira per Reinier e Cuni. Zortea al 44’ spreca una buona occasione calciando fuori da posizione interessante anche se al centro dell’area aveva un paio di compagni meglio sistemati. Entra anche Baez per il recupero, esce Soulé. Al 4’ di recupero Caprari spreca una grande occasione per pareggiare. E così con i brividi, il Frosinone stringe l’1-0 e si giocherà la salvezza all’ultimo turno contro l’Udinese in casa.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Niang al 90', Samardzic al 104'!
Il finale di Udinese-Empoli è da infarto:
salvezza ancora da conquistare



Il destino delle due squadre si deciderà all'ultimo turno.
La squadra di Cannavaro giocherà a Frosinone,
quella di Nicola, stasera terzultima, ospiterà la Roma


Francesco Velluzzi

Succede di tutto a Udine, ma alla fine è parità: 1-1 Una gara tesa, difficile per l’Udinese e l’Empoli che giocano con lo spettro della serie B. E il verdetto è rimandato all’ultima giornata con l’Udinese a quota 34 che va a Frosinone (ora a 35 dopo il colpo a Monza) e l’Empoli che ospiterà la Roma. Una partita decisa nel folle finale con due rigori (ineccepibili) concessi da Guida che ha sostituito Orsato. Entrambi dirigeranno all’Europeo. Una gara che sembrava andare, anche se non felicemente, sul pareggio senza gol. E invece, subito dopo l’uscita per infortunio di Walace, un’entrata scomposta di Samardzic su Cambiaghi dopo un corner ha mandato sul dischetto il tiratore scelto Niang che non ha fallito. Empoli in paradiso. Cinque di recupero, poi diventati 14. L’Udinese distrutta. Perché non aveva trovato il gol, ma non meritava la beffa. Ed ecco che all’ultimo assalto su corner battuto da Samardzic nel mischione Payero viene trattenuto vistosamente a un passo dalla porta. È l’inferno, dal quale Guida con il Var ne esce bene concedendo un altro rigore che Samardzic, facendosi perdonare, trasforma regalando altre speranze all’Udinese e gettando nello sconforto i toscani che ora devono battere la Roma.

GIALLI E INFORTUNI — La giornata è bellissima a Udine, fuori dal Bluenergy Stadium ancora di più. Tutti fuori sui prati a fare il picnic, gli ambulanti fanno affari d’oro, patatine e birra a fiumi. Il pullman dell’Udinese accompagnato da un’autentica torcida. Tutti a sostenere i ragazzi di Fabio Cannavaro. Dentro è ancora più bello: stadio esaurito nei posti a disposizione dei tifosi bianconeri, nello spicchio riservato a quelli dell’Empoli sono 1.100 tutti con dei teli bianchi o celesti a formare una coreografia colorata. In campo Cannavaro sceglie Success come partner di Lucca e Samardzic accanto al nigeriano dietro la punta, Nicola punta sulla velocità di Cancellieri, (Cambiaghi in panchina) e sulla struttura di Cerri ormai totalmente recuperato. Un 3-5-2. Ma la partita di Success finisce dopo 5’, crolla a terra e non ce la fa. Dentro Brenner. Uno veloce. Ma nell’Udinese l’unico che ci prova è Walace da fuori, alla seconda Caprile devia in angolo. Ma al 30’ un fastidio muscolare frena anche Cerri che deve uscire. Nicola manda sul terreno Niang. L’Udinese si arrocca un po’ dietro, concede troppe palle inattive (angoli e punizioni) ai toscani che al 36’ sfruttano un angolo da cui nasce una mischia furibonda. La palla arriva a Maleh che scarica una gran botta. Kristensen è a terra, Doveri si consulta con Irrati, va al monitor e annulla per fallo di Niang. Non si segnala più nulla, se non un errore di Caprile con i piedi e un tiro di Pezzella che Okoye blocca senza problemi. Troppa tensione, tanta paura. Nessuno prende realmente il comando del gioco.

RIPRESA — Si riparte senza cambi, ma Cannavaro i cambi li fa al 10’ dopo che anche Bastoni nell’Empoli si è fatto ammonire (nel primo tempo gialli per i diffidati Grassi e Nehuen Perez). Fuori Ehzibue e dentro Ebosele, ma soprattutto ecco Keinan Davis per Brenner che non ha combinato nulla. Il brasiliano, che già aveva lasciato Udine per una settimana ad aprile, stavolta va dritto negli spogliatoi. Non bellissimo. In 2’ Davis fa più di quel che ha fatto il collega in 53… Una buona idea e un gol sfiorato per un millimetro di testa, sul bel cross di Lucca. Nicola capisce che qualcosa deve cambiare: Fazzini dentro per dare più qualità al posto di Bastoni, Walukieiwcz per Bereszynski: quindi tre centraloni. Poi ancora energia con Cambiaghi per Cancellieri e lo specialista dei piazzati Marin per Grassi. Ma la perdita più importante è per l’Udinese che deve sostituire Walace (forse stirato) al 42’ con Zarraga. Troppo importante il brasiliano ora capitano, anche stavolta impeccabile. Ferreira va al posto di Kamara. E sull’angolo concesso all’Empoli l’Udinese combina il solito disastro finale: parabola lunga di Marin, palla innocua sulla quale Samardzic intervenendo va a colpire Cambiaghi. Rigore netto che Niang, lo specialista, trasforma eguagliando il numero di gol in A (5) nonostante Okoya intuisca l’angolo. Ma non è finita: l’Udinese si butta all’assalto, ultimissima azione con il recupero già al minuto 7’ corner di Samardzic, sponda di Bijol e Payero è trattenuto in area. Guida dopo un lungo consulto (e il rosso al d.s. empolese Accardi) concede il rigore, che è netto. Samardzic lo trasforma al 14’ minuto di recupero e fa 1-1. Esplode il Friuli. Anche se tutto è rimandato all’ultima giornata.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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19/05/2024 17:55
 
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Clamoroso al BluEnergy, Udinese ad un passo dalla retrocessione salvata dal VAR !! Arbitro complice prolungando la gara di 8 minuti dopo averne assegnati solo 3! Un vero scandalo!
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Re:
AmandoCi (OmWM231130), 19/05/2024 17:55:

Clamoroso al BluEnergy, Udinese ad un passo dalla retrocessione salvata dal VAR !! Arbitro complice prolungando la gara di 8 minuti dopo averne assegnati solo 3! Un vero scandalo!



Boh, vista la maglia bianconera la terna arbitrale sarà andata in confusione...
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La Lazio s'illude con Kamada,
l'Inter la riprende con Dumfries all'87':
poi è solo festa scudetto

Il giapponese porta avanti i biancocelesti nel
primo tempo dopo una rete annullata a Castellanos.
All'inizio della ripresa un colpo di testa di Lautaro si stampa sul palo,
nel finale il gol che evita la sconfitta a Inzaghi


Matteo Nava


L’Inter non riesce ad abbinare una vittoria alla cerimonia di consegna del trofeo della Serie A, la Lazio si mangia le mani per il solo punto racimolato: l’1-1 del Giuseppe Meazza non lascia davvero soddisfatto nessuno, anche se per i campioni d’Italia i 90 minuti contro i biancocelesti sono sostanzialmente un inframezzo nel giorno dei grandi sorrisi di San Siro. Il pareggio ben rappresenta una partita aperta e combattuta, perché i ragazzi di Igor Tudor avevano bisogno di punti per credere nella Champions League e non hanno voluto fare da sparring partner domenicale alla capolista. Quando però Valentin Castellanos spreca un’occasione enorme per il raddoppio e Denzel Dumfries firma il pari all’88’, si sono accumulati sufficienti motivi per far sorridere più i nerazzurri dei biancocelesti. Risulta quindi illusorio il vantaggio del primo tempo di Daichi Kamada, da segnalare anche un palo di Lautaro Martinez nella ripresa.

NON SOLO FESTA — In occasione della giornata di premiazione dei campioni d’Italia Simone Inzaghi rimette il vestito buono all’Inter con i titolarissimi in campo – Matteo Darmian a destra e il rientrante Francesco Acerbi al centro della difesa –, mentre Tudor rispolvera Ivan Provedel in porta e Castellanos centravanti. Dopo qualche decina di secondi Lautaro innesca subito Marcus Thuram per la prima parata in uscita di Provedel, ma al 4’ è proprio il Taty a spaventare il Meazza fulminando sia il marcatore che Yann Sommer con una rasoiata all’angolino dopo un movimento a rientrare: il Var segnala però il fuorigioco di partenza della punta che lascia intatto lo 0-0. Davanti i nerazzurri sgasano e fanno paura, ma dietro i rischi sono alti e il portiere svizzero deve parare ancora su Castellanos al quarto d’ora dopo un pallone perso da Acerbi. Le motivazioni europee della Lazio rendono piacevolmente agonistico un pomeriggio di festa, ma nel primo tempo il cuore nerazzurro Federico Dimarco non vuole perdere occasione di farsi amare dai tifosi e sfida due volte Provedel con il suo mancino, trovandolo in entrambi i casi attento in tuffo.

VOGLIA DI EUROPA — Al 32’ il primo gol convalidato: è il mancino di Kamada a sibilare da fuori area, dando forma a quel vantaggio laziale che a inizio match era stato vanificato da un fuorigioco. L’orgoglio alza il baricentro dei padroni di casa e la difesa ospite scricchiola già prima dell’intervallo, ma la coraggiosa linea alta di Tudor filtra gli spunti della capolista, non sempre precisa nelle esecuzioni. Hakan Calhanoglu a inizio ripresa ci prova con la potenza muovendo da fuori area la rete oltre la traversa, ma la prima vera occasione che illude i tifosi interisti arriva al 58’ quando Nicolò Barella in terzo tempo prova a bucare Provedel di testa. Il portiere devia ancora in tuffo, poi sul conseguente calcio d’angolo soltanto il palo impedisce a un’incornata del Toro di valere l’1-1. La Lazio si spaventa senza rimanere pietrificata e qualche minuto dopo l’ex Matias Vecino sfiora il palo incrociando sull’ennesimo scivolamento difensivo disattento degli uomini di Inzaghi, meno impeccabili del resto della stagione.

DENZEL GUASTAFESTE — Cinque sostituzioni quasi contemporanee – tre per l’Inter e due per la Lazio – alzano l’energia media dei giocatori in campo al quarto d’ora del secondo tempo, ma i picchi emozionali scarseggiano anche grazie ai biancocelesti che riescono a chiudersi rapidamente se minacciati e a infondere apprensione agli avversari con un palleggio veloce e pulito. Addormentare la partita contro la squadra più forte della Serie A non è semplice, ma per scongiurarlo Inzaghi ricorre addirittura al tridente con l’ingresso di Alexis Sanchez per Calhanoglu per gli ultimi 15 minuti più recupero. Sull’altro versante le aggiunte di Luis Alberto e Felipe Anderson a partita in corso permettono alla Lazio di non calare in qualità, anche se tutti gli 88 minuti di sforzi finiscono condensati in un solo punto quando Dumfries spunta sul secondo palo su una punizione dalla destra e segna l’1-1. Poco prima Castellanos aveva gettato alle ortiche un contropiede due-contro-uno in campo aperto: è un rimpianto che rischia di costare caro. Sfuma, per l’Inter, il record di punti della sua storia in un campionato a 20 squadre.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Un gol di Lukaku per battere il Genoa:
ora la Roma tifa Atalanta in Europa League

Ci pensa l'attaccante belga a risolvere una gara con pochissime emozioni,
segnando nel momento in cui i giallorossi si erano ritrovati in 10 per l'espulsione di Paredes


Alessio D'Urso


La notte di Romelu Lukaku. Nell’ultima gara in casa del campionato davanti a 67.334 mila spettatori (record stagionale), il belga stende il Genoa consegnando alla Roma tre punti di enorme importanza per blindare il sesto posto. In allarme nel pomeriggio proprio per il possibile sorpasso in classifica della Lazio (poi raggiunta nel finale dall’Inter), i giallorossi riescono a piegare il Grifone in inferiorità numerica per l’espulsione di Paredes e concludono festeggiando con i tifosi un successo sofferto, al termine di un match di rara intensità. Ora la Roma tifa Atalanta in Europa League: giallorossi in Champions se la Dea batte il Leverkusen e arriva quinta in campionato.

IMPRECISIONE — Con Dybala in panchina (l’argentino non è ancora al top), De Rossi dà fiducia a Baldanzi sulla trequarti e a Bove a centrocampo, spostando più avanti Pellegrini a ridosso di Lukaku. Il Genoa conferma invece il modulo 3-5-2 con Ekuban e Retegui in attacco. La partita vive di impennate dei giallorossi, ma anche di improvvise ripartenze dei rossoblù. I padroni di casa ci provano con Baldanzi al 23’ (bella azione in velocità, conclusione di poco alta) e, due minuti dopo, è l’ex Strootman a rivelarsi decisivo in chiusura su Pellegrini al momento del tiro a pochi metri da Martinez. Ci provano anche Paredes, Pellegrini e Cristante dalla distanza, ma le conclusioni finiscono sempre sul fondo, facendo anche spazientire i tifosi romanisti, sorpresi nel vedere tanta imprecisione: nove tiri totali nei primi 45 minuti, nessuno nello specchio della porta.

RITMI — Nella ripresa, il Grifone si fa subito più intraprendente: proprio in avvio un colpo di testa di Vasquez impensierisce Svilar. La Roma non riesce ad incidere nei sedici metri e De Rossi, per spostare l’inerzia del match, decide allora di inserire al 19’ Dybala e El Shaarawy al posto di Pellegrini e Baldanzi (Gilardino risponde con Thorsby e Gudmundsson per Strootman e Ekuban). Per effetto del doppio cambio, i giallorossi guadagnano metri di campo e appaiono più sicuri, come dimostrano gli assalti di Lukaku e Paredes. Ma a peccare d’ingenuità, ad un certo punto, è un uomo esperto come Paredes, che si fa espellere per proteste, lasciando in dieci la Roma in una fase cruciale del match. Eppure, con orgoglio e carattere, la squadra di casa (già pericolosa con Angelino) riesce lo stesso a passare in vantaggio grazie a Lukaku. Che, al 34’, salta più in alto di tutti sul cross a giro di El Shaarawy e di testa segna un bel gol sbloccando la Roma. Che resiste agli assalti finali degli ospiti (eccellente Svilar in chiusura su Malinovskiy). Una vittoria ottenuta, certo, grazie ai cambi nella ripresa di De Rossi, che così vince la sfida “Mondiale” tra allenatori campioni del mondo nel 2006 con Gilardino. Per il tecnico giallorosso è la decima vittoria in campionato.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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I gol di Suslov e Folorunsho per completare l'impresa:
il Verona fa festa, resta in serie A

Contro la Salernitana, che segna nel finale con Maggiore,
arriva la salvezza aritmetica con una giornata di anticipo per la squadra di Baroni


Giulio Saetta


Miracolosa salvezza del Verona, la quinta consecutiva in A, con un turno d’anticipo. La squadra di Baroni vince 2-1 a Salerno e suggella una seconda metà di campionato fantastica, dopo che si è vista privare dal mercato di gennaio degli elementi migliori. Parliamo di Ngonge, Hien, Doig, Faraoni, gente che è andata a rinforzare mezza Serie A. Sono arrivati giocatori semi-sconosciuti come Noslin e Swiderski, ma il tecnico ha saputo lavorare a livello tattico e soprattutto sulla testa dei ragazzi. Un dato la dice lunga sul cammino dell’Hellas da febbraio in poi: nel girone d’andata la media punti a partita era di 0,7, nel ritorno è salita a 1,3, quasi raddoppiata.

SALERNITANA-VERONA, LE SCELTE — Colantuono conferma le indicazioni della vigilia, in porta c’è Fiorillo, giocatore di proprietà; difesa a tre con Fazio perno centrale; sulle fasce Sambia e Zanoli con Basic e Coulibaly mezzali; dietro al centravanti Weisman ci sono Kastanos e Tchaouna. Baroni invece torna alla versione senza centravanti puro, con Noslin falso nove supportato da Suslov, Folorunsho e Lazovic. Dietro, fiducia a Coppola come partner del capitano Dawidowicz; il ballottaggio per il terzino destro lo vince Tchatchoua.


PROTESTA TIFOSI SALERNITANA — Bella la coreografia dei tifosi granata per l’addio alla Serie A, con un mega striscione a coprire tutta la curva rappresentante i luoghi simbolo di Salerno, sovrastata dalla scritta “appartenenza”. Buon inizio del Verona, spinto da una maggiore dose di motivazione. Attivissimo come sempre l’olandese Noslin, che punge in velocità partendo da dietro sia da destra sia da sinistra. Al quarto d’ora doppio pericolo portato da Suslov, che prima impegna Fiorillo su punizione e poi va a raccogliere un’imbucata in area pasticciando però nel dribbling finale. A 20’ è Noslin a sprecare una ghiotta occasione: liberato davanti a Fiorillo da un velo di Folorunsho spara largo col sinistro, il suo piede debole. Al 22’ Verona in vantaggio con assolo di Suslov, che ruba palla sulla trequarti, scambia con Noslin e appena fuori dall’area scarica un terra-terra di sinistro che si insacca sul palo lontano. Terzo gol in campionato, primo su azione, del fantasista slovacco, che nella partita più importante ripaga la fiducia del club che quest’inverno lo ha riscattato in anticipo dal Groningen. L’Hellas si conferma specialista dei gol da fuori: decimo in campionato, solo l’Atalanta con undici ne ha segnati di più. Al 3’ di recupero il Verona raddoppia e mette anche la seconda mano sulla Serie A: bel lavoro di Serdar sulla trequarti completato dalla palla rubata da Tchatchoua, che serve Noslin sulla destra, il quale imbuca per Lazovic in sovrapposizione, palla in mezzo per Folorunsho che non ha difficoltà a battere Fiorillo di piatto. Piovono fischi per i giocatori di casa al rientro negli spogliatoi, “vergogna” la parola più urlata dagli spalti: come dare torto ai tifosi granata, la squadra è scesa in campo con un atteggiamento molle e svogliato.

REAZIONE FINALE — Nella ripresa Colantuono passa alla difesa a quattro inserendo Candreva per Pirola. Verona vicino al 3-0 con Noslin che entra in area da destra e sfiora il palo lontano. Ancora l’olandese, di testa, sciupa una grande occasione schiacciando centrale su Fiorillo in cross di Lazovic. Problemi per Cabal, che al 23’ lascia il posto a Magnani modificando a tre l’assetto difensivo. Più pimpante la Salernitana, che però ci prova solo con un paio di conclusioni da fuori. Squadre che di fatto si assestano sul risultato dalla mezzora, quando inizia la girandola dei cambi. Da segnalare l’esordio in A nella Salernitana di Gerardo Fusco, figlio di Luca, recordman di presenze in maglia granata in tutti i campionati. La Salernitana ringrazia l’incitamento costante dei tifosi segnando il 2-1 con Maggiore al 90’, che raccoglie un pallone respinto dal palo su un tiro di Pierozzi. Dopo 4’ di recupero (lunghissimi per l’Hellas) finisce con la gioia gialloblù per una salvezza miracolosa.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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21/05/2024 00:39
 
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La Juve evita la sconfitta in 8'.
Da 0-3 a 3-3 a Bologna,
Montero debutta con una gran rimonta

Una doppietta di Calafiori inframezzata dalla rete di Castro pare aver chiuso il match,
poi Chiesa, Milik e Yildiz riportano i bianconeri in parità


Marco Guidi


Per 75’ è stata la notte dei sogni del Bologna, che comunque festeggia davanti al suo pubblico una stagione meravigliosa, coronata con l’approdo in Champions. Poi la Juventus si sveglia dal torpore e in un quarto d’ora non solo evita la figuraccia, ma rimedia un punto insperato, il primo di Paolo Montero da allenatore bianconero. Al Dall’Ara finisce 3-3 una partita dai due volti, per lunghi tratti esaltante per i pradroni di casa e mortificante per gli ospiti, ma chiusa incredibilmente in parità. Al di là di tutto, resta la notte di Riccardo Calafiori, migliore in campo e autore dei suoi primi due gol in Serie A. Del futuro non vi è certezza, Joey Saputo (presente allo stadio con la famiglia) proverà a trattenere in Emilia Thiago Motta, l’artefice del miracolo rossoblù, lo stesso Calafiori e Joshua Zirkzee, infortunato ma applauditissimo in tribuna. L’impresa sarà complicata, perché dietro al tecnico c’è proprio la Juve, con Cristiano Giuntoli che da tempo l’ha individuato come l’uomo giusto per la rivoluzione bianconera. Così come alla Continassa il d.t. vorrebbe portare almeno uno tra Calafiori e Zirkzee. Si vedrà. Oggi, intanto, Bologna e Juve sono a braccetto l’una dell’altra a quota 68 punti, con la differenza reti che premia gli emiliani (+24 a +21).

PARADISO — Thiago Motta rispolvera Skorupski in porta e lancia per la prima volta l’argentino classe 2004 Castro dal 1’ in attacco. La prima Juve di Montero riparte dal 3-5-2: le novità sono Miretti a centrocampo e Iling sulla fascia sinistra. Che sia una serata magica per il Bologna lo si intuisce subito, da come i rossoblù aggrediscono la partita. Da un pasticcio Locatelli-Cambiaso in disimpegno nasce un’occasionissima per Freuler, murato alla grande da Szczesny in uscita disperata. E’ appena il 2’, la curva Bulgarelli fa partire i fuochi d’artificio e sul corner successivo Riccardo Calafiori, proprio uno dei più attenzionati sul mercato dai bianconeri, infila in mischia il vantaggio dei padroni di casa. La Juve, reduce dalla vittoria della Coppa Italia, non abbozza nemmeno una reazione, mentre il Bologna insiste e al 12’ su di uno spiovente dalla sinistra di Ndoye addirittura due rossoblù si gettano sul pallone: tocca prima Urbanski, poi Castro e Szczesny è di nuovo battuto. La squadra di Motta va al doppio e impressiona per interscambi, ritmo e idee di gioco. Due minuti dopo, Odgaard fa tris, ma stavolta in fuorigioco. E al 21’, dopo un dominio totale rossoblù, dal settore ospiti si alzano i primi, timidi cori per Massimiliano Allegri, esonerato venerdì, due giorni dopo aver alzato la coppa, con annessi e connessi del post-gara. Sul finire del primo tempo la squadra bianconera si vede finalmente dalle parti di Skorupski, con Lucumi che in scivolata sbroglia una situazione complicata a due passi dalla porta: è l’unica traccia di Juve in 45’.

RISCOSSA — All’intervallo Montero inserisce Alcaraz e Weah per Miretti e Cambiaso (ammoniti nel primo tempo). Subito Rabiot è autore del primo tiro ospite nello specchio: Skorupski si rifugia in angolo. E’ però solo un fuoco di paglia, perché appena il Bologna torna a spingere un poco, ecco il 3-0: ennesima persa sulla trequarti bianconera, Calafiori parte come un treno e arrivato davanti a Szczesny lo scavalca con un docile pallonetto. Sotto di tre reti, Montero si gioca prima la carta Yildiz, poi quella Milik al posto di un Vlahovic parso l’ombra del centravanti che ha deciso la Coppa Italia appena qualche giorno fa. Anche Motta effettua i primi cambi, gettando nella mischia prima Saelemaekers, quindi Orsolini, Fabbian, El Azzouzi e Beukema. Al 71’ fa il suo ingresso in campo Nicolò Fagioli, di ritorno dalla squalifica di 7 mesi legata alle scommesse. Cinque minuti dopo, un regalo di Lucumi consente a Chiesa di ridurre il passivo. La Juve ha un moto di orgoglio, ci prova ora con più convinzione e all’83’ Milik su punizione accorcia ulteriormente le distanze: 3-2. E all’84’, sfruttando un errore di Beukema, Yildiz fulmina Skorupski per l’incredibile pareggio. Il Bologna, tramortito e stupito, non c’è più. Così Chiesa ha addirittura la chance del sorpasso, ma Aebischer salva tutto. Sarebbe stato troppo anche per uno che non molla mai come Montero.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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